2026: Attenzione al regime fiscale per le Associazioni Culturali che non si iscrivono al RUNTS

Allo stato dell’arte, a partire dal 1° gennaio 2026, l’Associazione culturale non iscritta al RUNTS, quindi fuori il perimetro del Terzo Settore, non potrà più beneficiare del regime di neutralità fiscale ai fini IRES riservato alle attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, dietro pagamento di corrispettivi specifici ai sensi dell’art. 148 co. 3 TUIR come modificato dal 1.1.2026 dall’art. 89 co. 4 d.lgs. 117/2017.

Dunque, escluse le quote associative versate dai soci, i proventi per le attività istituzionali anche se riservate agli associati saranno rilevanti ai fini Ires e Irap.

Quanto all’Iva, i servizi in diretta attuazione degli scopi istituzionali promossi dall’Associazione culturale, per i corrispettivi specifici versate dagli associati o da associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento o statuto fanno parte di un’unica organizzazione locale o nazionale, godranno del regime di esenzione – in luogo dell’attuale regime di esclusione dal campo di applicazione dell’imposta (abrogazione dell’art. 4 co. 4 ed applicazione dell’art. 10 co. 2 n. 1) DPR 633/1972).

Quanto alle attività commerciali comunque collegate a quelle istituzionali e rivolte anche a terzi, dal 1.1.2026 non sarà più applicabile il regime ex lege 398/1991 alle associazioni cultural per l’abrogazione contenuta nell’art. 102 co. 2 lett e) d.lgs. 117/2017).

Di conseguenza, in presenza di attività commerciali come per esempio la somministrazione di alimenti e bevande, l’associazione culturale sarà tenuta:

  •  ad aprire la partita Iva;
  • ad emettere il documento fiscale;
  • ad applicare l’Iva al 10%;
  • sarà assoggettata ad Ires e Irap con aliquota ordinaria.

Il quadro delineato comporta un profondo mutamento strutturale per le associazioni culturali “non ETS”.

Molte realtà – soprattutto quelle che organizzano eventi locali o attività periodiche con incassi anche modesti – non potranno più operare con i vecchi schemi di decommercializzazione e rischiano una riclassificazione fiscale in enti commerciali a tutti gli effetti.

Diventa quindi strategico:

  • valutare l’iscrizione al RUNTS (come APS o altro ETS culturale), oppure
  • ridefinire lo statuto e il modello operativo per evitare che attività “promozionali” o “ricreative” siano attratte in ambito imponibile.

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